"Anche il grande Matisse ebbe con
Picasso un rapporto di amicizia (nato nel salotto di Gertrude Stein) che durò,
nonostante alcuni momenti di crisi, fino alla sua morte. L’ideale di Matisse,
esistenziale e artistica, era la serenità, egli desiderava esprimere “il
sentimento religioso nei confronti della vita”. Infatti sosteneva: “quello che
sogno è un’arte dell’equilibrio, della purezza e della serenità, libera da temi
inquietanti e angoscianti”; Picasso, al contrario, dipingeva il tormento, il
dolore, le incertezze, le ansie del Novecento. Ma gli opposti si attraggono e i
due artisti si amarono e si riconobbero come tali: “alla fine, c’è solo
Matisse”, disse Picasso quando l’amico morì.
Nella vita privata Picasso era
sadico, contraddittorio, ribelle: “essere ingiusto è attributo divino”, disse
alla Gilot durante un litigio. Una sera
poi lo scrittore James Lord, infastidito dai numerosi insulti che Picasso
rivolgeva di nascosto a Gertrude Stein, che tanto si era adoperata per lui in
passato, annotò su un piccolo quaderno alcune rflessioni. “C’era qualcosa di
satanico in quell’uomo…C’era qualcosa in lui che era disposto a scendere in
rapporti molto intimi con la crudeltà, con qualcosa di oscuro, di sinistro…Ora,
non vorrei dire che Picasso fosse un genio malvagio, ma certo ha fatto del male
a molta gente che gli è passata vicino”, dirà, ricordando quella circostanza,
molti anni più tardi.(...)"
https://iduepunti.it: Maria Cristina Marroni
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